
Negli ultimi dodici mesi ho lavorato a diversi progetti legati all’astrologia e/o al buddismo nell’Asia orientale. Dopo aver terminato il mio dottorato in Olanda nel settembre dello scorso anno, ho avuto il privilegio di trascorrere sei mesi a Erlangen, in Germania, appena fuori Norimberga, in Baviera, presso il consorzio internazionale per la ricerca nelle discipline umanistiche dell’Università Friedrich-Alexander. I sei mesi di lavoro sono stati abbastanza fruttuosi. Ho anche avuto l’opportunità di comunicare con studiosi di vari settori su argomenti inerenti alla divinazione nella storia.
Lo studio principale che è risultato dal mio soggiorno è La sinicizzazione dell’astrologia indo-iraniana nella Cina medievale pubblicato come volume n.282 su Sino-Platonic Papers (vedi qui). Ricordo di aver letto diversi articoli su questo giornale da studente universitario, ero quindi entusiasta di presentare un articolo sul sito. Questo studio un po’ lungo documenta in dettaglio non solo in che modo l’oroscopia fu introdotta in Cina, ma anche i processi attraverso i quali divenne un sistema di divinazione naturalizzato che poteva essere facilmente utilizzato nell’ambito dell’astronomia osservativa cinese.
Seguono dei cenni sulla cronologia storica di base.
I buddisti avevano tradotto del materiale astrologico indiano tra il IV e il VI secolo, ma nessuna parte del materiale poteva essere applicato in modo pratico in un contesto cinese, dato che i parametri astronomici indiani citati nei testi erano vaghi e mal definiti per l’utilizzo in Cina. Non c’era nemmeno bisogno che la comunità buddista praticasse uno qualsiasi di questi sistemi astrologici fino all’VIII secolo, quando gli insegnamenti esoterici o Mantrayāna furono introdotti a partire dall’inizio dell’VIII secolo.
Nel 720, il monaco indiano Śubhakarasiṃha 善 無畏 (637-735) e il suo collega Yixing 一行 (673-727) tradussero un manuale di pratica del Mantra chiamato Vairocanābhisaṃbodhi-sūtra, altrimenti noto come Mahāvairocana-sūtra 大日經, in cui è espressamente dichiarato che i rituali devono seguire i tempi astrologici.
Il commento prodotto da questi due studiosi ha ulteriormente approfondito il significato di questo punto da una prospettiva prevalentemente indiana, ma questo avrebbe reso i lettori cinesi incapaci di determinare date e tempi da soli senza fare riferimento a uno specialista indiano, dal momento che testi autorevoli in cinese che descrivevano la settimana di sette giorni e altre caratteristiche del calendario indiano non esistevano ancora. Ne ho scritto in merito in Early Tantric Hemerology in Chinese Buddhism: Timing of Rituals According to Śubhakarasiṃha and Yixing nel Canadian Journal of Buddhist Studies (disponibile qui).
Il compito di produrre un manuale autorevole sull’astrologia per l’uso buddista fu lasciato, alla fine, a una generazione successiva. Il monaco Amoghavajra 不空 (705-774) produsse un tale testo nel 759, il cui titolo fu abbreviato in Xiuyao jing 宿曜經 (Scritture sulle costellazioni e i pianeti), con una successiva revisione nel 764. Questo testo tratta principalmente dell’astrologia delle nakṣatra (le stazioni lunari), ma definisce anche la settimana di sette giorni e le sue caratteristiche emerologiche.
Una delle cose interessanti che ho scoperto su questo testo è che la tecnica qui descritta, chiamata Tre Gruppi di Nove (Three Sets of Nine – 三九之法) corrisponde a una tecnica indiana ampiamente praticata chiamata tārā-bala (“Forza Stellare”), tārā-cakra (“Ruota Stellare”), o nava-tārā (“Nove Stelle”). A ciascuna delle ventisette nakṣatra viene assegnata una categoria in base alla quale vengono fatte le previsioni. Questo è facilmente comprensibile guardando il seguente diagramma:

Alla nakṣatra che ospita la Luna al momento della nascita di una persona viene assegnata la funzione o il tema della vita, e da qui, in senso antiorario, vengono assegnati temi specifici alle altre nakṣatra. Se la Luna di una persona fosse presente in Kṛttikā, Kṛttikā verrebbe definito come il segno della sua esistenza, e qualsiasi pianeta che vi transitasse sarebbe attentamente valutato e monitorato.
Esistono in realtà delle allusioni a questo sistema nell’Agnipurāṇa (121.21-23 e 132.14-18), un’antica e importante opera indù. Non credo che Amoghavajra abbia consultato questo lavoro, si è basato piuttosto sul materiale utilizzato dall’astrologia indiana in genere.
Questa particolare tecnica dovrebbe far pensare al sistema dei dodici luoghi o case che in ultimo deriva dall’astrologia ellenistica, in cui ai dodici segni zodiacali sono assegnati dodici temi specifici basati sulle posizioni dei segni zodiacali in relazione all’ascendente. Le dodici case, come sono generalmente comprese nell’Asia orientale, sono riportate nella seguente figura:

Come con la tecnica delle nakṣatra, la prima casa è di primaria importanza, e i pianeti che vi transitano sarebbero monitorati da vicino, poiché le configurazioni sfavorevoli sarebbero causa di allarme.
La letteratura esistente, e persino la documentazione artistica, mostra che durante l’intero arco del periodo medievale gli astrologi prescrivevano rituali apotropaici e preghiere grazie ai quali un cliente poteva mitigare gli effetti negativi provocati da pianeti sfavorevoli che transitavano sui punti critici nella sua carta natale.
I buddisti utilizzavano una serie di mantra. I taoisti sembrano aver preferito le petizioni ritualizzate che incorporavano delle preghiere, ma vediamo che sia i buddisti che i taoisti usavano lo stesso materiale originale che fu tradotto da quello che sembra essere il Sogdiano (una lingua iranica). L’esempio principale di questo fenomeno che ho documentato è il rituale del IX secolo dedicato a Saturno, trovato in forme molto simili nelle fonti buddiste e taoiste. Le Scritture dei Segreti Essenziali del Terrazzo Spirituale del Compasso (Chengxing lingtai biyao jing 秤星靈臺袐要經) forniscono le seguenti informazioni sulla petizione a Saturno:
Inoltre, il *Navagraha-sūtra afferma che bisogna creare, usando il ferro fuso di un coltro, una vera immagine di Saturno, alta 18 cm. Posizionalo in un vasetto di porcellana nera e riempilo. Collocala [l’immagine] alla testa del tuo letto. Ogni giorno di Kēwān [sabato] all’alba, fai sgocciolare dell’olio nero e del brodo di sesamo sulla sua testa. Dopo [tre?] anni rimuovila. Se si dipinge [l’immagine della divinità] e si fanno delle offerte, bisogna anche offrire frutti durante l’anno. È particolarmente ottimale indossare il colore nero. L’incantesimo: “Kēwān è il mio signore; Io [affermando il tuo nome], il tuo servitore, imploro la tua protezione e la liberazione dall’angoscia”. In seguito, avendo pagato gli ossequi e fornito le offerte, consumarle personalmente. [Offri] cibi buoni dal sapore aspro e amaro. Leggi l’Eight Yang Sūtra. Porta con te del realgar e del cinabro. Brucia dell’incenso persiano. Indossa indumenti neri. Non entrare nei templi degli dei malvagi. È un tabù mangiare carne di manzo. È un tabù [usare] recipienti di corno.

Kuyō hiryaku 九曜秘曆法
Coloro che hanno familiarità con le tradizioni arabe e latine della magia astrale, cioè il Ghāyat al-ḥakīm o Picatrix, rileveranno i parallelismi tra questa e altre tradizioni della Cina occidentale. Pratiche magiche provenienti da fonti iraniane furono tradotte in cinese a partire dall’anno 800. Furono rapidamente naturalizzate e integrate nei sistemi religiosi locali (i buddisti le portarono in Giappone a partire dalla metà del IX secolo). Il suddetto rituale richiede l’incenso persiano, che corrisponde allo storace, che altrove in Eurasia è l’incenso primario associato a Saturno (gli inni orfici dei tempi ellenistici prescrivono anche lo storace quando si prega Kronos). Il colore nero è universalmente un colore Saturnino. L’olio di sesamo è usato ancora oggi nei rituali indiani dedicati a Śani (Saturno). L’associazione tra Saturno e il toro è tipica di questa tradizione dell’Asia orientale. Allo stesso modo, l’asino è un animale marziano nell’astrologia dell’Asia orientale, ma questa associazione non è attestata altrove nel mondo, sebbene la tradizione greco-egiziana associasse l’asino al dio Seth-Tifone, che teoricamente avrebbe potuto essere equiparato a Marte/Ares.
Il livello di complessità del rituale di cui sopra in relazione a ciò che possiamo vedere nelle tradizioni magiche più sviluppate dell’Eurasia occidentale e dell’Africa, tuttavia, è relativamente semplice. Il testo cita il sabato, ma non descrive esplicitamente le ore planetarie, tuttavia ogni giorno di Kēwān [sabato] all’alba si riferirebbe, infatti, all’ora di Saturno, poiché la prima ora all’alba del sabato è sempre governata da Saturno. Le ore planetarie, tuttavia, non sono mai menzionate nelle fonti dell’Asia orientale, mentre i rituali del Picatrix sono spesso sincronizzati con queste ore. Il sistema di tenere il tempo in Asia orientale si sviluppò indipendentemente dalle convenzioni mesopotamiche e poi greco-egiziane, quindi non sarebbe stato pratico implementare il sistema delle ventiquattro ore stagionali.
L’astrologia straniera e l’iconografia associata erano evidentemente familiari anche ad alcuni artisti, tra cui il creatore del Dipinto delle forme divine dei cinque pianeti e delle ventisette stazioni lunari (五星二十八宿神形圖), che è stato spesso datato al VI o VIII secolo, quando in realtà è un prodotto del X o XI secolo. In questo dipinto vediamo le divinità planetarie accanto a iscrizioni che alludono alla tradizione astrologica che sarebbe stata immediatamente riconoscibile per un astrologo contemporaneo dall’altra parte del mondo. Ad esempio, Saturno e la sua icona sono presentati come segue:
Il dio Saturno ha un palazzo di fumo nero. Offrigli in sacrificio dell’olio di sesamo nero, verdure e acqua potabile. Per le monete, usa quelle nere, e per i recipienti usa quelli di ferro. Trattieniti dai rapporti sessuali eccessivi. Saturno è un Censore Imperiale. Bisognerebbe svolgere delle attività legate all’acqua e alla terra. Costruisci templi ancestrali, terreni agricoli e argini.
Vediamo di nuovo il riferimento al colore nero e all’olio di sesamo. L’agricoltura e i canali d’acqua sono governati da Saturno. Saturno in astrologia indica la sterilità e il placamento delle passioni, da qui l’ammonimento di astenersi dal rapporto sessuale. Coloro che cercano di ingraziarsi l’influenza del dio dovrebbero mantenere il celibato, una caratteristica saturnina. Sembra che fosse una norma praticata in Cina principalmente per facilitare il passaggio del pianeta Saturno quando transitava in una casa critica all’interno del tema natale di una persona (come la prima o l’ottava casa, che si riferiscono rispettivamente alla vita e alla morte).
Non ho osservato nelle fonti cinesi alcuna magia del tipo che troviamo nel Picatrix che tenta di catturare e manipolare le influenze planetarie attraverso la produzione di talismani. Potremmo caratterizzare questa magia astrale cinese semplicemente come apotropaica piuttosto che come un tipo di stregoneria o teurgia, anche se il suddetto testo taoista prescrive a una luna nuova l’offerta di una pappa d’avena cotta con olio di sesamo alle persone indigenti e ai religiosi taoisti, dato che Saturno governa coloro che coltivano pratiche spirituali austere. Il testo continua col proibire di nuocere ai figli e agli anziani, e di evitare in buona parte l’allegria, dal momento che Saturno apprezza il dispiacere e disprezza la musica. Pratiche di questo genere potrebbero essere descritte come culti attivi ed essere inoltre complementari ad altre attività, come gli esercizi di longevità. Saturno governa la vecchiaia, ed è una delle ragioni per cui era generalmente sgradito nel mondo ellenistico, anche se i taoisti in Cina che cercavano l’immortalità lo avrebbero considerato piuttosto favorevolmente, e in effetti sembra che sia stato così durante il IX e il X secolo.
A giudicare dai vari registri e dalla letteratura successiva, la popolarità dell’oroscopia aumentò nei livelli comuni ed elitari della società cinese dal X secolo. Possediamo un solo oroscopo cinese di questo periodo. È stato riscoperto nella città di Dunhuang, nella Cina nord-occidentale, insieme a molti altri testi e dipinti. Questo documento (P. 4071) è composto da note manoscritte per un oroscopo natale del 3 ottobre 930 d.C. Il documento stesso fu prodotto il 25 gennaio 975 da Kang Zun 康遵 (d.u.). Si tratta di un manoscritto ed è prevedibilmente pieno di errori di scrittura (a giudicare dagli scarabocchi, sembra che il documento sia stato successivamente utilizzato come carta per gli appunti).
Il tema del parto non è stato conservato tra le note attualmente esistenti, sebbene le posizioni planetarie relative ai segni zodiacali e alle stazioni lunari siano fornite in aggiunta all’ora di nascita. Questi dettagli ci permettono di ricostruire la carta natale. Gli studiosi fino ad oggi hanno interpretato erroneamente alcune parti del documento, portando a un segno ascendente erroneamente posizionato. La mia ricostruzione del tema natale ha il seguente aspetto:
Le posizioni planetarie non sono sempre fornite con i gradi, il che suggerisce che l’astrologo stava semplicemente usando delle tabelle, invece di ricorrere ogni volta ai calcoli necessari per trovare le posizioni esatte.
Le preoccupazioni principali del cliente, a quanto pare, erano le sue profezioni annuali (indicate nella figura in alto accanto ai segni zodiacali), i cui dettagli costituiscono la maggior parte delle note.
Le profezioni annuali, o la rivoluzione degli anni (行年), sono attestate in fonti ellenistiche ed erano evidentemente popolari nel mondo di lingua araba, e molto probabilmente nella tradizione persiana sassaniana. Questa è una tecnica astrologica relativamente basilare in cui ogni segno zodiacale rappresenta un anno di vita. Come si vede nella figura sopra, il primo anno di vita (età 0 nella moderna resa occidentale) era governato da Marte (sovrano planetario dello Scorpione). Al quarantanovesimo compleanno del cliente, il segno dello Scorpione sarebbe stato nuovamente analizzato, con particolare attenzione a tutti i pianeti che transitavano in questo segno. L’oroscopo giapponese del 1113 tratta anche a lungo di profezioni annuali (vedi qui a pagina 69 del mio articolo sull’astrologia buddista giapponese), che evidenzia l’uso diffuso di questa tecnica in tutta l’Asia orientale durante l’intero periodo medievale.
L’altro significativo passaggio trasmissivo dell’oroscopia in Cina avvenne durante la dinastia mongola Yuan (1271-1368), epoca in cui Marco Polo notò la presenza di molti astrologi che vivevano nella capitale cinese. Alcuni testi astrologici in arabo furono portati in Cina, sebbene le traduzioni di queste opere arabe finanziate dallo stato furono effettuate solo durante la successiva dinastia Ming (1368-1644). L’imperatore Hongwu 洪武 (1368-1398) ordinò la traduzione di alcuni di questi testi in cinese, uno dei quali era un’introduzione all’astrologia intitolata al-Madkhal di Kūšyār ibn Labbān 闊識牙耳 (971-1029). Il titolo in cinese ora è semplicemente Mingyi tianwen shu 明譯天文書 (Libro di Astronomia Tradotto nel Ming).
Secondo la prefazione del testo, l’imperatore rimase molto impressionato dall’accuratezza dell’astronomia delle regioni occidentali (qualsiasi territorio a ovest della Cina veniva chiamato le Regioni Occidentali). Il suo personale all’osservatorio nazionale tradusse al-Madkhal nel 1383. Insieme alla versione cinese di questo testo abbiamo anche l’originale in arabo. L’al-Madkhal attinge pesantemente dal Tetrábiblos di Claudio Tolomeo, motivo per cui la definisco trasmissione tolemaica dell’astrologia in Cina, in contrasto con le precedenti trasmissioni indiane, indo-iraniane e dorotiane durante l’VIII e il IX secolo. A giudicare dalle citazioni di al-Madkhal in un manuale di oroscopia del XVI secolo, possiamo dedurre che gli astrologi locali stessero usando questa opera e l’avessero incorporata nelle loro pratiche.
Un progetto di ricerca che vorrei intraprendere prima o poi è una lettura del testo arabo accanto alla traduzione cinese. Il problema è che non conosco l’arabo classico, dovrei quindi imparare questa lingua per farlo. Come sinologo che legge principalmente il cinese classico, sarei affascinato dall’apprendere come il personale dell’Imperatore Hongwu abbia tradotto i termini astrologici arabi in cinese. Yano Michio ha tradotto l’arabo in inglese, e grazie a questo ho potuto constatare che alcune componenti furono tralasciate nella traduzione cinese, come il riferimento agli umori occidentali, agli elementi e persino alle Isole Canarie (la più lontana massa terrestre conosciuta a ovest fino a quando gli Europei sbarcarono nelle Americhe). A un certo punto, forse, avrò l’opportunità di fare un corso intensivo di arabo classico e quindi di essere in grado di leggere il testo arabo in relazione alla traduzione cinese.
L’oroscopia era ancora ampiamente studiata nel XVI secolo. Uno dei grandi manuali cinesi su questo argomento da produrre in trenta fascicoli (equivalente a trenta capitoli) è il Xingxue dacheng 星學大成 (Grande Compendio di Studi Stellari) di Wan Minying 萬民英 (1521-1603). Ho prestato particolare attenzione alle sezioni che trattano i pianeti nei segni zodiacali e nelle stazioni lunari, ma copre una gran numero di altri argomenti, alcuni dei quali sono concetti nativi cinesi (come quello dei cinque elementi). A volte il suo uso del vocabolario è incoerente, dal momento che ha compilato il suo lavoro da una gran mole di fonti primarie, con conseguenti spiegazioni piuttosto oscure. Ciononostante, gran parte del materiale che cita deriva da molti testi precedenti del IX o X secolo che non sono ancora esistenti, ragion per cui, sostengo, possiamo utilizzare questo corpo di conoscenze tradizionali per capire meglio come funzionava l’antica oroscopia cinese (possiamo anche riferirci ai due oroscopi giapponesi che impiegano fedelmente dei metodi ereditati dalla Cina).
L’interesse cinese per l’oroscopia persistette dopo il crollo della dinastia Ming nell’anno 1644. La comprensione cinese dell’astrologia fu notevolmente sviluppata e perfezionata attraverso l’interazione con gli europei, specialmente i missionari gesuiti, come Nikolaus Smogulecki (1611-1656). Allo stesso tempo, la Cina fu gradualmente esposta all’astronomia europea e ai modelli eliocentrici del sistema solare.
Devo ancora capire il destino dell’oroscopia in Cina dopo questo periodo. So che l’astrologia è ancora praticata in Cina e Taiwan (e ho visto traduzioni di opere occidentali moderne a Taiwan), ma non sono sicuro se sia strettamente connessa alla precedente tradizione dell’oroscopia. È una questione su cui potrebbe valere la pena indagare la prossima volta che visito Taipei, perché si possono trovare molti indovini di varie scuole che esercitano il loro commercio intorno all’area di Longshan-si 龍山寺 (specialmente nell’area sotterranea).
Per quanto riguarda le ricerche future, ho in programma di produrre una monografia accademica entro i prossimi anni, ma allo stesso tempo pubblicherò alcuni nuovi studi, uno dei quali riguarda l’iconografia dei Maṇḍala stellari (星 曼荼羅) giapponesi medievali. Mi piacerebbe anche esplorare alcuni dei manuali giapponesi Mikkyō (buddhismo esoterico) che spiegano i rituali che riguardano le divinità astrali. Esistono anche testi attualmente non disponibili nascosti nelle biblioteche giapponesi e nelle collezioni private (come nei vecchi monasteri) che vorrei acquistare (o almeno ottenerne una copia).
Se qualcuno è interessato a leggere i miei studi, può scaricare i pdf da Archive.org.
Fonte: Horoscopy in East Asia: Some Thoughts, di Jeffrey Kotyk
Traduzione: Alessandra Ricci