
Nel corso del secolo scorso, i ricercatori scoprirono che l’astrologia ellenistica era stata trasmessa in India intorno al II secolo d.C. Indizi di questa trasmissione furono annotate, ad esempio, alla fine del XIX secolo dallo storico August Bouché-Leclercq nella sua opera intitolata L’astrologie grecque, scritta nel 1899, sebbene fu solo verso la metà del XX secolo che la fonte di tale trasmissione venne identificata e confermata grazie all’opera indiana nota come Yavanajātaka.
Non si trattava, tuttavia, di una situazione in cui una tradizione ne influenzava di tangenza un’altra, bensì del fatto che il testo che fu trasmesso in India nel II secolo avrebbe costituito la base effettiva di tutte le successive tradizioni di astrologia oroscopica nel subcontinente indiano.
Il pioniere di questa scoperta fu uno studioso di nome David Pingree. Pingree, scomparso tristemente nel 2005, era uno storico della scienza che parlava correntemente molte lingue antiche, tra cui il sanscrito, il greco, l’arabo, il pahlavi, il latino e l’accadico, oltre a diverse altre lingue moderne europee. Sebbene Pingree non credesse nell’astrologia in quanto fenomeno legittimo, riconosceva il fatto che fosse una legittima scienza del mondo antico che meritava un serio studio accademico, e dedicò la sua carriera allo studio della storia e della trasmissione della materia.
Per la sua tesi di dottorato, Pingree revisionò, tradusse e scrisse un commento sullo Yavanajātaka.[1] Lo scopo principale della sua dissertazione era quello di confrontare le dottrine astrologiche contenute nello Yavanajātaka con quelle di vari astrologi della tradizione ellenistica, al fine di dimostrare che la tradizione indiana dell’astrologia oroscopica derivava in gran parte da quella ellenistica e che lo Yavanajātaka era, in effetti, la principale fonte di questa trasmissione.
Pingree realizzò questo scopo dimostrando che lo Yavanajātaka era il più antico testo indiano esistente sull’astrologia oroscopica e che costituiva la base di praticamente tutte le successive tradizioni astrologiche in India. Sottolineò che lo Yavanajātaka – che significa “Oroscopo dei Greci” – era, in realtà, una traduzione sanscrita di un testo astrologico greco e che la stragrande maggioranza delle dottrine contenute nel testo poteva essere fatta risalire direttamente o indirettamente a fonti ellenistiche.
Le Origini dello Yavanajātaka

Secondo Pingree, il testo greco originale dello Yavanajātaka fu composto in Egitto nel I secolo d.C., probabilmente ad Alessandria. All’inizio del II secolo, l’opera fu trasportata su una nave mercantile verso la costa occidentale dell’India dove furono fondate un certo numero di colonie commerciali greche, alcune delle quali erano rimaste insediate dopo le precedenti conquiste di Alessandro Magno.
L’originale greco fu poi tradotto in sanscrito nel 149/150 d.C. da un greco nella città indiana di Ujjain noto come Yavaneśvara, che aveva adottato gli usi e i costumi indiani e si era apparentemente convertito all’induismo. Questo testo è stato poi versificato nella metà del III secolo da un altro greco indiano conosciuto come Sphujidhvaja. Da questo testo, in periodi successivi, avrebbero attinto tutti gli altri astrologi indiani più importanti, come è stato dimostrato da Pingree nei suoi commenti attraverso confronti con i successivi testi indiani.
Prove Linguistiche della Trasmissione
La prova più importante che dimostra come l’astrologia indiana sia di origine greca è il fatto che, come ha sottolineato Pingree, molti dei termini tecnici della tradizione indiana – che sono in uso ancora oggi – sono semplicemente traslitterazioni di termini greci in sanscrito.[2]
Questi termini, in greco, hanno una varietà di significati sia concreti che astratti, ma in sanscrito le parole diventano termini tecnici che hanno poco o nessun significato al di fuori della loro applicazione astrologica. Vale a dire che la maggior parte di questi termini traslitterati, in realtà, non significano nulla in sanscrito al di fuori del loro uso propriamente tecnico, mentre in greco hanno connessioni semantiche effettive con altre parole, connessioni che mostrano la loro origine nella lingua greca.
Nello Yavanajātaka, ad esempio, la parola greca usata per indicare una casa angolare, kentron, diventa kendra in sanscrito. Il termine greco per indicare una casa succedente, l’epanaphora, diventa panaphara mentre quella che indica una casa cadente, apoklima, rimane semplicemente apoklima. In altri casi, la parola greca che descrive una luna priva di corso, kenodromia, diventa kemadruma. Il termine usato per “applicazione”, sunaphe, diventa sunapha. I segmenti di dieci gradi dell’eclittica noti come decani, o dekanos, diventano drekanas. La parola greca per “trigono” o “triplicità”, trigonon, diventa semplicemente trikona, e così via.
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’effettiva applicazione tecnica dei concetti astrologici descritti da questi termini sanscriti traslitterati è molto simile, se non identica, all’applicazione ellenistica degli stessi concetti. E mentre molte modifiche e adattamenti tecnici erano già stati apportati al sistema indiano al momento della composizione della versione esistente dello Yavanajātaka, la notevole enfasi espressiva trasmessa da questa antica tradizione astrologica indiana è rimasta anch’essa simile a quella che veniva trasmessa dalla tradizione ellenistica dell’astrologia.
Sintesi delle Tradizioni Astrologiche Ellenistica e Indiana

L’astrologia che fu importata in India dall’Egitto fu unita alla forma indigena di astrologia lunare conosciuta come le Nakshatra. Prima dello Yavanajātaka esistevano, probabilmente, anche altre forme precedenti di astrologia in India che provenivano da fonti mesopotamiche. In periodi successivi, gli indiani fecero propria questa forma di astrologia, che prospera in India da quasi duemila anni insieme a molti nuovi sviluppi e innovazioni assolutamente unici nella tradizione indiana. L’astrologia oraria, ad esempio, potrebbe essere stata in origine sviluppata da astrologi indiani.
Furono apportati considerevoli cambiamenti al testo anche nel periodo in cui lo Yavanajātaka fu versificato nel III secolo da Sphujidhvaja, ma mentre la natura e le impressioni trasmesse dal testo sono ancora chiaramente di stampo ellenistico, si notano già in alcuni punti delle deviazioni significative dalla tradizione astrologica ellenistica. La dottrina dell’aspetto unico impiegata dagli astrologi indiani, ad esempio, è già presente nella forma versificata dello Yavanajātaka, mentre nella tradizione ellenistica non esistono precedenti di questa dottrina. Deviazioni peculiari dal sistema ellenistico si trovano in gran numero.
L’Astrologia Indiana Oggi
Un risultato interessante di questa trasmissione è che l’astrologia indiana oggi, nel XXI secolo, mostra una maggiore somiglianza con la forma originale dell’astrologia ellenistica rispetto all’astrologia occidentale moderna. Un esempio evidente si può riscontrare nel fatto che gli astrologi indiani usano tuttora il sistema di domificazione a segni interi come forma primaria di divisione delle case, proprio come facevano gli astrologi ellenistici 2.000 anni fa. La ragione di ciò è che la tradizione astrologica in India è stata relativamente continua negli ultimi 2.000 anni e ha goduto di una trasmissione relativamente lunga e ininterrotta dal II secolo in poi, subendo solo una moderata quantità di variazioni dovute all’afflusso di altre tradizioni e allo sviluppo di nuove dottrine.
D’altra parte, in Occidente, si sono verificate diverse trasmissioni dell’astrologia da lingua a lingua e da cultura a cultura, così come si è verificato un lungo periodo tra il XVII e il XIX secolo in cui la pratica dell’astrologia era quasi inesistente. Ogni volta che l’astrologia occidentale veniva trasmessa ad un’altra lingua o ad una nuova cultura, veniva in qualche modo trasformata. Il vantaggio di questo processo, in realtà, è che oggi viene offerto agli astrologi occidentali la possibilità di guadagnare molto dallo studio dell’astrologia indiana. Grazie alla continuità della loro tradizione e della loro connessione con alcune delle prime dottrine astrologiche, gli astrologi indiani possono fornire alle loro controparti occidentali una visione del tutto nuova di una tradizione ancora viva dell’astrologia antica.
La loro astrologia non risale ai Veda, ed è per questo che nel presente articolo non ho usato la fuorviante locuzione “astrologia vedica”, ma gli astrologi indiani hanno effettivamente una connessione molto più stretta con le precedenti tradizioni di astrologia oroscopica rispetto a molti astrologi occidentali moderni. Hanno molto da condividere sull’applicazione di alcune tecniche che solo recentemente abbiamo iniziato a recuperare, come ad esempio i sistemi dei Dasha e dei Signori del Tempo. La comprensione di come l’attuale tradizione indiana pratica oggi l’astrologia potrebbe permetterci, in futuro, di ricostruire e migliorare la pratica lavorativa nella nostra tradizione dell’astrologia antica.
Note finali
- Pingree pubblicò la sua edizione critica dello Yavanajataka, la sua traduzione e il suo commento in inglese in un’opera in due volumi nel 1978. Il primo volume contiene il testo sanscrito con un apparato critico e una breve introduzione. Il secondo volume contiene sia la sua traduzione in inglese dello Yavanajataka sia il suo commento. Vd. David Pingree, The Yavanajataka di Sphujidhvaja, 2 Volumi, Harvard University Press, Cambridge, MA, 1978.
- Per un breve riassunto di questo argomento vd. David Pingree, Dai presagi astrali all’astrologia, da Babilonia a Bikaner, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, 1997, pag. 34-35. Per un approfondimento più dettagliato sui termini usati nei testi indiani e la loro derivazione dalle parole greche vd. l’ampio commento di Pingree sullo Yavanajataka in The Yavanajataka of Sphujidhvaja , vol. 2, pag. 195-415.
Fonte: The Transmission of Hellenistic Astrology to India, di Chris Brennan
Traduzione: Alessandra Ricci