Musica, Astrologia e il Linguaggio del Tempo – Parte I di II

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Suonatore di Liuto – Caravaggio (dettaglio)

Parlare del linguaggio del tempo è una cosa strana. L’uso stesso della locuzione linguaggio del tempo implica già delle assunzioni filosofiche radicali. La locuzione, innanzitutto, implica che il tempo stesso possa parlare, che il tempo abbia qualcosa da dire, in un certo senso. E questo, a sua volta, implica che il tempo sia in qualche modo vivo, o che il tempo abbia una sorta di coscienza in grado di comunicare qualcosa. Per accettare l’idea di un linguaggio del tempo occorre considerare il tempo come una specie di energia vivente piuttosto che un concetto matematico o una realtà astratta, come siamo abituati a fare nella nostra epoca moderna. Quindi, per parlare in modo intelligente del linguaggio del tempo dobbiamo abbandonare i nostri modelli matematici e il nostro orientamento scientifico. Al loro posto dobbiamo cercare di sostituire ed abbracciare un modo di pensare più antico. Questo modo più antico è mitologico piuttosto che scientifico. È una mentalità che vede la realtà come una magia, dove tutte le cose – rocce, fiumi, piante – sono animate, e dove anche quelle cose che le persone della nostra epoca considerano in genere astratte – come il tempo – possono avere una coscienza.

È nel regno di questo antico modo di pensare che il tempo può comunicare. Per la nostra mentalità moderna, il tempo è qualcosa che possiamo misurare, qualcosa che possiamo concepire e qualcosa di cui possiamo parlare, ma non è un’entità capace di avere un suo linguaggio, tranne in senso metaforico. Ma per quanto riguarda la musica e l’astrologia, per gli scopi di questa discussione, il linguaggio del tempo nel senso metaforico non funziona. Dovremmo cercare di pensare che il tempo sia un’entità consapevole, in qualche modo, e che abbia la capacità di parlare – letteralmente, non metaforicamente. Permettetemi di suggerire che la musica e l’astrologia sono di fatto meglio comprese attraverso questa antica prospettiva. Dopotutto, sono pratiche molto antiche.

Allora, qual è il linguaggio del tempo? Quale lingua parla? Se dovessimo affidarci alla nostra mentalità moderna, sarebbe allettante poter affermare che il linguaggio del tempo sia la matematica, o almeno che possa essere espresso attraverso la matematica. Ma c’è una buona ragione per cui questo approccio dovrebbe essere respinto a titolo definitivo: la matematica è progettata per esprimere quantità, non qualità. Nella musica e nell’astrologia, la misurazione quantitativa del tempo è di evidente importanza nella tecnica, ma è la valutazione qualitativa del tempo che è essenziale per l’interpretazione, la comprensione e la creatività. Nella musica, le misurazioni quantitative del tempo sono usate per determinare elementi tecnici come le segnature del tempo, i valori delle note, le velocità del tempo e forse l’architettura formale di un pezzo espresso dal numero di barre per sezione. Ma sia nel lavoro creativo che interpretativo della musica, è la valutazione qualitativa del tempo a prevalere. Nell’esecuzione e nell’interpretazione della musica scritta, ad esempio, i tempi variano leggermente e i valori delle note vengono espansi o compressi nel tempo, in modi da sfidare l’esatta analisi quantitativa. Anche nell’atto creativo della composizione il tempo viene allungato, compresso, accelerato, rallentato, intensificato e rilassato attraverso il processo creativo. Sebbene non del tutto casuali, queste alterazioni creative del tempo sfidano l’analisi formulaica.

Troviamo una situazione simile in astrologia. Elementi tecnici del tempo sono misurati quantitativamente, come la rotazione della terra, i moti dei pianeti e i punti di spostamento dei vari nodi. Anche quando dei fattori fisici imprevisti rendono impossibili calcoli esatti nel futuro, o lavoriamo con il movimento medio (come, ad esempio, con il Tempo delle Effemeridi usato per calcolare le posizioni dei pianeti) o effettuiamo misurazioni periodiche per regolare le nostre cifre (come con il Tempo Universale usato per calcolare l’Ascendente e il Medio Cielo). Ma in materia di interpretazione e comprensione astrologica, la misurazione del tempo è solo il punto di partenza. Anche nella più semplice comprensione dell’astrologia, dove un cliente chiede se questo tempo sarà buono o cattivo, possiamo percepire in quella domanda ciò che il cliente sta davvero cercando. Sta cercando una valutazione della qualità del tempo. L’astrologo fa i calcoli e guarda la carta, ma quella carta è in realtà un momento congelato nel tempo che ha una sensazione propria. Questa sensazione è causata dai vari fattori astrologici che potremmo determinare attraverso le formule, ma la sensazione, l’atmosfera, non è in alcun modo descritta dalle formule. Anche se l’astrologo è molto sistematico nella valutazione di quel momento raggruppando triplicità, quadruplicità, aspetti malefici e benefici. ecc., alla fine l’astrologo deve mettere da parte le formule. Come nella musica, l’interpretazione astrologica deriva da una sensazione per la qualità del tempo. E la matematica non esprime molto bene le qualità. La matematica non può essere il linguaggio del tempo perché il tempo si esprime sia quantitativamente che qualitativamente.

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Old man with an hourglass – G. Coques

Il linguaggio del tempo è il ritmo. Il ritmo permea la trama del mondo naturale. Lo vediamo nel sorgere e tramontare del sole, nelle fasi della luna, nei moti delle stelle, nelle maree, nella progressione delle stagioni. Il ritmo è anche dentro di noi. Lo sentiamo attraverso il nostro respiro, il nostro polso, attraverso il ciclo mestruale. Possiamo percepirlo in modo intuitivo, percepirlo fisicamente e riconoscerlo nelle nostre menti.

I processi essenziali della vita e del mondo naturale sembrano non accadere casualmente ma attraverso una ricorrenza ciclica. Accade qualcosa, e accade ancora, e ancora, e ancora. In questo accadere ripetuto avviene un crescendo, qualcosa prende slancio. L’abbrivo crea un’energia che possiamo sentire. Ora ci aspettiamo qualcosa. Ora anticipiamo qualcosa. Ma adesso c’è un cambiamento, un’interruzione che crea un nuovo slancio, che è in parte la continuazione della vecchia e parziale introduzione di qualcosa di nuovo. Ora può accadere di tutto. Il tempo scorre da un momento all’altro in modo similare, ma mai uguale. Ogni evento ripetuto è allo stesso tempo una promessa e una domanda. Promette un’altra ripetizione, più o meno la stessa cosa. Ma chiede se qualcosa può accadere, e quando. Il tempo si rivela come un flusso organizzato di schemi interrotti carichi di significato. L’ardore è vivo. Questa è la nostra esperienza di ritmo più comune, e con essa cresciamo.

Probabilmente, la prima forma di questo ritmo naturale è proprio il primo ritmo di cui veniamo a conoscenza, quello che ci viene impresso nell’utero attraverso l’esperienza del battito cardiaco di nostra madre. Lo slancio sempre ricorrente di questo stabile, profondo e palpabile doppio-battito, pausa, doppio-battito, pausa, diventa il nostro battito del cuore, il nostro riferimento ritmico per la vita stessa. Il ritmo del cuore fa fluire il nostro sangue. Lo sappiamo istintivamente, il ritmo crea la vita.

Una caratteristica interessante e di solito trascurata del battito cardiaco è la sua irregolarità. Accelera, rallenta, si intensifica, si rilassa. Potremmo pensare che sia normale, ma non lo è. È affidabile, ma è in continua evoluzione, a volte sottilmente, a volte in modo drastico. È variabile. E questa variabilità del battito cardiaco, con la sua continua affidabilità, è ciò che gli conferisce la sua qualità particolare. Come il battere delle onde su una spiaggia, il ritmo è solo parzialmente stabile, o solo generalmente stabile. Il ritmo si trova nella ripetizione, nel modo in cui la ripetizione crea un flusso. Ma questo flusso non è uniforme, né è necessariamente coerente. Le variazioni dall’esattezza sono in realtà gran parte del suo carattere. Il battito cardiaco è costante, ma non appena si stabilizza all’interno di uno schema – un doppio-battito, pausa, doppio-battito, pausa – all’improvviso si verifica un’interruzione, anche se si tratta di un attimo. È in questo modo che il ritmo naturale è vivo.

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Astrologia – Guercino

Questo tipo di ritmo lo chiamo ritmo naturale perché è così prevalente nell’esperienza quotidiana del mondo naturale. Esistono anche dei ritmi ricorrenti nel nostro universo che per ragioni pratiche non variano affatto, ma questi tendono a verificarsi su scale diverse. Troviamo questi ritmi costanti nel mondo atomico e talvolta nei cicli celesti. Ma soprattutto troviamo questo tipo di ritmo nella nostra mente. Per questa ragione io lo chiamo ritmo astratto. Il ritmo astratto può anche essere interamente stabile e non alterare affatto, una condizione che può verificarsi nell’universo così come nella nostra mente. Mi riferisco a questa condizione come a una condizione di regolarità astratta. Il ritmo astratto è essenziale sia per la musica che per l’astrologia.

Ma come ho cercato di mostrare, è parte del quadro, parte del tutto. Quindi il linguaggio del tempo è ritmo, sia naturale che astratto. Il ritmo astratto è quantitativo, il ritmo naturale è qualitativo. Il ritmo astratto è un’interazione dinamica tra regolarità e alterazione. Il ritmo naturale un’interazione dinamica tra variazione e flusso. Il tempo parla attraverso il ritmo in entrambe queste forme, e lo fa sia nella musica che nell’astrologia. Creiamo la musica nel tempo, viviamo la musica nel tempo, interpretiamo la musica nel tempo. In astrologia, interpretiamo il momento stesso, traducendo il linguaggio del tempo – il suo ritmo – nella nostra esperienza e nelle nostre lingue.

Potrebbe sembrare una dichiarazione piuttosto sorprendente da fare agli astrologi abituati ad interpretare pianeti, segni, aspetti e case. Sono gli elementi dello spazio che sono generalmente considerati come elementi costitutivi dell’astrologia, dove questi elementi sono distribuiti nel tempo. Il tempo è generalmente considerato come un’altra dimensione in astrologia, non come fulcro dell’interpretazione. Allo stesso modo nella musica, è il suono che viene generalmente considerato come l’elemento fondamentale, distribuito nel tempo. Il ritmo è considerato solo uno dei vari elementi. Raramente si afferma, sia in musica che in astrologia, che il tempo parli in qualche modo. Ma di nuovo, vale la pena sottolineare che sia la musica che l’astrologia provengono da un’epoca storica in cui prevalevano il mito e la magia. Credo che queste antiche radici siano estremamente importanti. Data questa prospettiva sulla musica, l’astrologia e il tempo, una cosa che possiamo fare è cercare di far luce su alcuni concetti confusi in astrologia. Prendiamo ad esempio il problema dei nodi lunari…

Fine Parte I
Parte II

Fonte: Music, Astrology and the Language of Time, di David Arner
Traduzione: Alessandra Ricci